Il punto di svolta nella relazione con l’intelligenza artificiale (IA) generativa è arrivato nel novembre 2022 con il rilascio di Chatbot GPT-3.5 di OpenAI. Anche se usavamo già l’IA nella vita di tutti i giorni (per esempio, Siri e Alexa, gli assistenti digitali vocali, e Google Translate, il traduttore automatico multilingua), con GPT-3.5 abbiamo creduto di aver trovato la lampada con dentro il genio pronto a esaudire i nostri desideri più disparati. Abbiamo constatato che era possibile chiedergli di riassumere testi complessi, di suggerire una strategia di marketing o uno slogan, di scrivere brevi saggi, di tradurre testi e perfino di comporre poesie, ottenendo, anziché i soliti rimandi a pagine web nelle quali cercare la risposta come un ago nel pagliaio, proprio la risposta che cercavamo pronta per essere fruita. Incantati dal fare servizievole con cui si prestava a esaudire qualsiasi richiesta, sedotti dal suo modo amichevole di avvicinarsi a noi usando il nostro linguaggio anziché pretendere che imparassimo il suo, ne abbiamo fatto, senza riserve né esitazioni, l’app a più rapida crescita di sempre (due milioni di utenti in due mesi) e un infallibile argomento di conversazione.